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mercoledì 1 febbraio 2012

Spanish Sounds: Dorian


A Madrid la musica per eccellenza è indie, e il grande gruppo indie spagnolo, progenitori di tutti I successivi, è Los Planetas.

Malgrado sia difficile immaginarlo, l’indie spagnolo è in pieno fermento e ci son decine e decine di gruppi più o meno famosi o già consacrati, come Vetusta Morla, Love of Lesbian, Lori Meyers, Mendetz, La CasaAzul etc etc;
caso a parte sono i Delorean, i miei preferiti. Uno dei pochi gruppi che preferisce l’inglese  (assieme ai Mendetz) e quasi l’unico che con la sua elettronica ha attraversato le frontiere iberiche. 
La cosa curiosa è che il 90% di questi gruppi ha origine nei Paesi Baschi o in Barcellona, mecca dell’elettronica, ma proprio per questo motivo negli anni in cui io ho vissuto nella città catalana non ho mai sentito parlare di nessuna delle band sopracitate.

Dorian è un gruppo indie electropop originario proprio di Barcellona, con in attivo 3 album di discreto successo in tutta  la penisola Iberica.

Sinceramente è un gruppo, che se fosse italiano è probabile che non ascolterei, ma

devo riconoscere che da quando mi son traferita a Madrid, già li avrò visti dal vivo perlomeno 7 o 8 volte negli ultimi 3 anni.
I testi sembrano più adatti  ad un pubblico  adolescente, ma per  lo stile di musica electropop,  hanno un pubblico più vicino ai “gafapasta” (radicalchic) del Primavera Sound che alle adolescenti di Federico Moccia e gli Zero Assoluto.

Il grande boom è arrivato con il secondo album “El futuro no es de nadie” e il brano Cualquier otra parte”,  un vero e proprio  inno generazionale dei venticinquenni spagnoli, canzone che mi ha permesso conoscerli e che dopo averla ballata notte dopo notte nelle discoteche indie madrilène è diventata un classico anche per me.
Il precedente riferimento a Moccia non è casuale: I brani portanti del terzer albumLa ciudad subterranea” fanno parte della Colonna Sonora del discutibilissimo remake spagnolo “Tres metros sobre el cielo” (addirittura peggio dell’originale) ma la cosa non ha influito su un peggioramento del target di riferimento del gruppo (diciamo che “Incantevole” dei Subsonica è stata centomilioni di volte più dannosa per Casacci) e proprio una di queste due canzoni La tormenta di arena, a mio parere è una grande hit.
E' una canzone che ha qualcosa, e anche se facile come testo, io la considero una delle mie canzoni preferite spagnole.

Ho assistito a differenti live del gruppo, e in un paio d’anni posso dire di averli visti progredire.  Il cantante Marc Gili è migliorato decisamente rispetto ai primi concerti visti, lasciando da parte l’aria da chulo (uno che se la tira) e avvicinandosi più al pubblico.
Malgrado non abbia una grandissima presenza vocale, per il loro stile di musica ci sta tutto. 
Da una parte mi ha conquistato anche la decisione di utilizzare come intro all’encore negli ultimi concerti una versione di “A forest” (Grazie Robert di esistere)… anche se il risultato non è perfetto, l’intenzione è buona.
L’ultimo concerto a cui ho assistito è stato a novembre passato nella Sala Joy Eslava di Madrid, la partecipazione del pubblico e l’interazione migliorata del cantante mi ha lasciato un buon ricordo e spero vederli presto in qualche festival estivo; non so esattamente cosa hanno, ma hanno qualcosa che me li fa preferire di molto al resto delle altre proposte spagnole.
Secondo me, meritano molto, ma molto più  successo loro, che i Vetusta Morla.

Setlist della gira final de “La ciudad subteranea”

1.         Veleros
2.         Verte Amanecer
3.         Domingo Perfecto
4.         Corta el Aire
5.         Al Final de la Escapada
6.         Paraísos Artificiales
7.         Más Problemas
8.         Te Echamos de Menos
9.         Lucha de Gigantes (cover Nacha Pop)
10.       Estudios de Mercado
11.       Cualquier Otra Parte
12.       La Noche Espiral
13.       La Mañana Herida
15.       Encore:
16.       Tan Lejos de Ti (acústica)
18.       Las Malas Semillas
19.       La Tormenta de Arena






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